"Nulla ci inganna di più del nostro giudizio. L. Da Vinci"
Il temine sanscrito yoga significa unione, integrazione: di corpo – mente- spirito in un unico insieme. La pratica comprende esercizi di posizioni in sintonia con la respirazione che donano beneficio al corpo rendendolo più flessibile, calmando le angustie della mente. Non si può definire lo yoga solo una ginnastica perché di fatto è anche una pratica spirituale. Tuttavia appena si parla di spirito si cade spesso in confusione poiché questo termine pare essere appropriato esclusivamente per tematiche religiose , ma spiritualità non vuol dire religione, significa per definizione la capacità di percepire che l’essere umano e la vita sulla Terra non sono fatti solo di materia, mentre con religione si intendono le varie forme di fede con cui l’uomo adora e venera una o più divinità, monoteiste o politeiste, unendosi in congregazioni di ordine religioso. Vengono fissati dei dogmi ai quali tutti i fedeli devono credere (per fede) e che possono essere discussi ed elaborati, ma mai negati. Alla luce di questa riflessione possiamo affermare che la pratica dello yoga non è una religione e può essere praticato da chiunque,
anche se atei agnostici o di qualunque credo; può solo disturbare i seguaci di quei filoni religiosi particolarmente dogmatici e intolleranti o integralisti. In tal proposito, discutendo sul web sul tema yoga/religione, mi è stato suggerito di leggere la Bhagavad Gita, il testo sacro ai fedeli dell’induismo, che puntualmente viene menzionato non appena ci addentra su questo argomento. La Gita, un poema epico di circa 700 versi e suddiviso in 18 canti costituisce uno dei capitoli del Mahabharata, ma assume un valore autonomo ed è un libro che può essere letto anche estrapolandolo dal suo contesto. In verità non essendo un’ esperta di storia e filosofia orientale mi astengo dal pubblicare un giudizio su un opera così importante, anche se, da quando è diventato disponibile online ho scorso il testo molte e molte volte, ma ancora non riesco a comprenderne buona parte del suo significato.
anche se atei agnostici o di qualunque credo; può solo disturbare i seguaci di quei filoni religiosi particolarmente dogmatici e intolleranti o integralisti. In tal proposito, discutendo sul web sul tema yoga/religione, mi è stato suggerito di leggere la Bhagavad Gita, il testo sacro ai fedeli dell’induismo, che puntualmente viene menzionato non appena ci addentra su questo argomento. La Gita, un poema epico di circa 700 versi e suddiviso in 18 canti costituisce uno dei capitoli del Mahabharata, ma assume un valore autonomo ed è un libro che può essere letto anche estrapolandolo dal suo contesto. In verità non essendo un’ esperta di storia e filosofia orientale mi astengo dal pubblicare un giudizio su un opera così importante, anche se, da quando è diventato disponibile online ho scorso il testo molte e molte volte, ma ancora non riesco a comprenderne buona parte del suo significato.
Mario Piantelli, professore ordinario di Religioni, Filosofie e Culture dell'India e dell'Estremo Oriente, presso l'Università di Torino, commenta così la Bhagavad Gita: Più che un astratto trattato di filosofia, la Gita si può considerare un pratico manuale di vita, nel quale si affrontano tematiche spirituali di valenza universale; questo spiega la notevole diffusione del poema sacro anche in Occidente, in buona parte dovuta anche alla testimonianza di personaggi che basarono la propria vita sugli insegnamenti di questo Testo, tra i quali Mahatma Gandhi.
Per Gandhi, l'essenza della Gita sta nel tentativo di conciliare doveri sociali e doveri morali; e questo ne fa un'opera universale. "Questa è un'opera che può essere letta da persone di tutte le fedi religiose. La Gita non si pone dalla parte di nessun punto di vista settario. Il suo non è che un insegnamento di etica pura" Quando i dubbi mi ossessionano, quando le delusioni mi fissano negli occhi e quando non vedo alcun raggio di sole sull'orizzonte, io torno sul Bhagavad Gita e cerco un verso che mi dia conforto; ed immediatamente incomincio a sorridere in mezzo all'opprimente dolore. La mia vita è stata piena di tragedie e se esse non hanno lasciato alcun tipo di visibile ed indelebile effetto su di me, io devo questo agli insegnamenti del Bhagavad Gita. »
Una cosa meravigliosa della nostra epoca è l’accesso alla conoscenza, al sapere, con l’ausilio di qualche buona lettura o video, chiunque e senza spendere tanto può sperimentare la pratica dello yoga e della meditazione, ricordando che il sapere e la conoscenza senza l’esperienza e l’amore non sono che mera informazione.
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