La parte pratica della meditazione come abbiamo visto si compone delle tre sequenze di esercizio (vedi Esercizi/Pratica) ma vi è una parte teorica o filosofica (gli insegnamenti) indispensabile a chi vi si accosta per acquisire calma della mente, discernimento, lucidità del pensiero, forza di volontà, libertà dalle limitazioni. La coscienza, con la pratica si evolve naturalmente quindi rispettare i precetti o insegnamenti non sarà vissuto come un obbligo o un imposizione, ma diventerà parte integrante del proprio modo di essere e di condurre l’esistenza. Una persona che ha consapevolezza di SE’ diventa piacevole , coltiva il proprio benessere, relazioni di supporto, acquisisce una personalità più solida e non spreca più la sua energia, ma sa sempre indirizzarla a suo favore, non perdendosi più in cose futili e spiacevoli.
Insegnamenti o precetti sono un primo livello di 5 regole etiche di condotta e di integrità morale detti yama (dal sanscrito freni o controllo) che sono le basi per raggiungere la maturità emotiva.
Non violenza significa non nuocere, non causare pena o dolore fisico o psicologico ad alcun essere vivente, né con la parola, né col pensiero, né con l’azione. Non abusare per potere, cultura, stato sociale. Coltivare la tolleranza e la pazienza. Scacciare l’arroganza e la prepotenza che generano conflitto, disarmonia e odio.
Verità ci insegna ad essere sempre sinceri e leali soprattutto con noi stessi. Non fare cose per compiacere gli altri, non manipolare le persone per ottenere un tornaconto. Non dire cose che non pensiamo o fare il contrario di ciò che pensiamo, quindi essere coerenti tra pensiero-parola-azione. Usare benevolmente la parola e il pensiero, non sporcarsi con le maldicenze o le calunnie.
Solo nell’essere sé stessi si potrà finalmente coltivare il supporto delle buone relazioni e ottenere la buona comunicazione. Applicare questo insegnamento permetterà di vivere nella realtà, senza circondarsi di confusione nella quale spesso ci si infogna.
Onestà nei confronti della voce interiore. Non essere onesti con sé stessi, non ascoltare in profondità i nostri bisogni, cedere a compromessi che mettono a repentaglio la nostra integrità ci farà cadere nel pericolo della schiavitù. Questo insegnamento comprende anche l’intenzione di non voler privare gli altri di ciò che è loro.
Non attaccamento ognuno di noi passa la vita a costruirsi delle sicurezze, beni materiali, reputazione professionale, si aggrappa all’amore per una persona. L’eccessivo attaccamento al possesso, comporta immancabilmente la paura di perdere ciò che noi pensiamo erroneamente ci appartenga e si tramuta in un bisogno psicologico di possesso. Quindi bisogna imparare a mantenere il giusto distacco, dalle cose, dalle persone, dalle situazioni in generale mettendoci nella posizione di testimonianza, quel distacco interiore che ci vede solo come osservatori.
Morigerazione avere dei desideri è normale, come è normale godere delle cose buone della vita, ma non vivere negli eccessi qualunque essi siano e soprattutto “non abusare del proprio corpo ma imparare ad ascoltarlo e rispettarlo : esso è la nostra casa.”
Questi cinque precetti che nella pratica della meditazione yogica assumono il nome di yama, sono regole universali comuni che ritroviamo anche nell’Antico Testamento, nella Bibbia Ebraica e nel Vangelo.
Niyama (dal sanscrito: assimilazione delle regole attraverso lo sforzo e il rilassamento)
Purezza sforzarsi di mantenere la pulizia della mente, del corpo, dell’ambiente.
Appagamento cercare di mantenere uno stato mentale sereno.
Introspezione cercare di comprendere, senza ossessionarsi, il motivo dei propri comportamenti.
Fede non dubitare mai della propria evoluzione e avere il desiderio di ascendere.
Abbandono la più alta prova di evoluzione è la resa, cioè il riconoscimento delle forze sottili superiori, comprendendo che corpo- mente- spirito sono UNO. Certo bisogna acquisire un certo grado di consapevolezza per vivere in abbandono, ma come spiega lo scrittore Roy E. Davis, vi è una forza intelligente superiore che spesso fa per noi quello che non possiamo fare per noi stessi.
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